Consonno, la città dei balocchi abbandonata

Consonno è una frazione abbandonata del comune di Olginate, in provincia di Lecco, situata tra le colline della Brianza lecchese, in Lombardia, la sua storia recente è segnata da un ambizioso progetto urbanistico del Novecento.

Nel 1962, l’imprenditore Mario Bagno acquistò l’intero borgo con l’intento di trasformarlo in una sorta di “Las Vegas della Brianza”: un parco di divertimenti e centro turistico lussuoso, con edifici esotici e architetture ispirate a vari stili del mondo. Tuttavia, il sogno durò poco. Dopo un periodo di vivace attività negli anni ’60 e ’70, una frana del 1976 interruppe l’unica strada di accesso, decretando il declino della città.

Abbandonata progressivamente negli anni successivi, Consonno divenne un luogo fantasma, preda del degrado e del fascino malinconico delle rovine. Oggi è meta di curiosi, fotografi e appassionati di urbex, che ne esplorano i resti come testimonianza di un sogno visionario e incompiuto.

Sia gli esterni che gli interni degli edifici sono diventate delle tele per i writers, ma dell’antico splendore del posto non rimane nulla, sia il mobilio che molti elementi degli edifici o sono stati portati via o sono stati devastati.

L’esclusività di questa città non era data solo dal lusso dei suoi edifici, ma anche dalla straordinaria vista sul paesaggio che si offriva ai suoi ospiti.

Mostro di Casalecchio

Questa imponente struttura di cemento incompiuta, che domina dal suo colle il paese di Casalecchio di Reno alle porte di Bologna, doveva essere la sede di un seminario dei Frati Passionisti, ma oggi è conosciuto col nome di “il Mostro di Casalecchio”. Il progetto fu autorizzato dalla Soprintendenza il 9 agosto 1963.

 La struttura comprendeva numerose camere, una chiesa, una cappella, un convento, ambienti di contatto con il pubblico, aule di studio, etc. Al piano più alto, la grande terrazza con la famosa torretta.

Oltre all terrazza, un altro luogo di particolare interesse è la chiesa che doveva contenere un’enorme vetrata, di cui però si sono perse le tracce.

A dispetto di questo nomignolo e della sua struttura un po’ minacciosa, il suo interno è stato usato dai writers come un’enorme tela, praticamente su quasi ogni superficie è presente un graffito, eleggendolo come un museo per la street art.

Sfortunatamente alcuni murales sono stati deturpati da alcune “scritte sui muri“.

La parte più famosa del Mostro di Casalecchio è senz’altro la sua torre, dalla quale si riesce a vedere anche il Santuario di San Luca.

Per il recupero della struttura non si è ancora concretizzato nessun progetto, ormai sono passati 50 anni dal suo abbandono, probabilmente per motivi di natura finanziaria e per la crisi delle vocazioni che rendevano sovradimensionata la struttura realizzata.

Di seguito una galleria fotografica dei murales che sono al suo interno.

Street Art: Graffiti nel centro di Modena

Urbex significa urban exploration, dunque non significa andare in luoghi abbandonati, ma esplorare, esplorare le nostre città soprattutto quegli angoli che nessuno guarda, ma che possono riservare piacevoli sorprese.

Facendo un giro per il centro di Modena ho scorto tanti piccoli graffiti molti dei quali realizzati con la tecnica dello stencil. Qui di seguito vedrete quelli che mi sono piaciuti di più, mentre ci sarà un altro articolo sui graffiti in periferia, quest’ultimi invece si differenziano per essere molto più grandi e complessi.

Molte persone considerano questi come deturpamento di edifici, per me alcuni di essi invece danno un tocco di vitalità a qualche muro troppo grigio ed anonimo. La street art d’altronde è molto presente a Modena, come testimonia anche l’iniziativa della “Cattedrale Immaginata“.

Non ho inserito la loro ubicazione appositamente, chi volesse è libero di cercarli, alcuni sono molto riconoscibili come quelli di via Carteria, direi una delle più belle vie di Modena.